Trasferta primaverile mitteleuropea per il “magical van delle Fiamme Cremisi al gran completo di podisti che hanno calpestato l’asfalto viennese in due diverse competizioni, durante la giornata di sabato nella 10k pomeridiana e nella Maratona il mattino seguente. Ad un orario e con condizioni atmosferiche più consone alla frequentazione di una delle tante sale da te viennesi, tre intrepidi podisti cremisini bardati fino all’ultimo cm di pelle esposta si sono presentati alla partenza situata all’interno dell’immenso parco del Prater. Lo sparo, successivo alla lunga attesa sotto la pioggia battente e alle discontinue sferzate di vento gelido, è risuonato come un vero e proprio segnale di liberazione per i nostri baldi corridori che hanno finalmente visto aprirsi la possibilità di dare sfogo alla loro riconosciuta capacità pedatoria. Partiti con il chiaro intento di correre in gruppo, il successivo rush finale posto in prossimità del Rathaus ha permesso ad Andrea Greco il coronamento del sogno di mettere a referto il proprio personal best sulla distanza e ad Eva Vignandel ed Ugo Nonis di essere testimoni e perché no, fautori, di un avvenimento pari solamente al famoso salto di Bob Beamon a Città del Messico nel 1970. Per chi sostava in trepidante attesa dell’avverarsi dell’Evento, non rimaneva altro che poter finalmente far partire gli urli e le congratulazioni del caso certificate dai mille flash fotografici scattati all’unisono quasi a voler prevalere l’uno sull’altro in una corsa al copyright senza eguali. Terminati i festeggiamenti, ma solo rimandati al giorno successivo, era tempo per il rimanente 50% del nostro gruppo di pensare ad affrontare lo scoglio della Maratona nella mattinata successiva. La richiesta divina ad un tempo più clemente di quello del sabato si è parzialmente avverata risparmiando perlomeno la presenza della pioggia, se non in un paio di occasioni limitate, ma non del vento che fin dall’uscita dell’albergo ha accompagnato le migliaia di podisti impegnati in una manifestazione che raccoglieva tre gare al suo interno: mezza maratona, maratona a staffetta e Maratona. Il resoconto finale degli organizzatori parla di circa 42.700 partecipanti complessivi, un po‘ troppi visto il notevole assembramento in prossimità del ponte sul Danubio, deputata come area di raccolta e partenza, e la mancanza ormai non solo italiana di bagni a sufficienza per raccogliere le esigenze di chi per tre giorni convive con l’incubo della possibile disidratazione durante i 42195 mt della competizione. Partenza comunque suggestiva preceduta dall’inno austriaco e accompagnata dalle note del valzer, primo km in lieve salita per lo scollinamento dell’attraversamento acqueo e via all’immenso torpedone di runners appartenente alle più variegate nazionalità e tipologie esistenti, chi vestito da zorro, chi da ballerina, in pigiama o altre poco “professionali” vesti podistiche. I successivi km trascorrono lungo i viali Viennesi tra un “mangia e bevi” continuo, dove la presenza del pubblico era comunque sensibile, anche nel tratto tra il km 15 ed il km 20 dove il falsopiano ha messo a dura prova i garretti dei nostri, per poi scendere fino al km 27 circa dove in un paio di andirivieni all’interno del Prater per uno sviluppo di ulteriori 8km circa i podisti hanno avuto la possibilità di incrociarsi più volte, giovandosi quindi di ulteriore sostegno morale per affrontare gli ultimi 7 km. L’uscita dal parco cittadino era presagio di quelli che sarebbero poi diventati gli ultimi km di gloria e sofferenza in un alternarsi vorticoso di sensazioni che solo la Maratona può offrire. I bambini che offrono il “5” di incoraggiamento, i cartelli stradali che indicano direzioni suggestive quali “Praha” “Budapest” o “Brno” rimandano il pensiero e gite scolastiche , maratone già fatte o manifestazioni motociclistiche, e hanno il solo scopo balsamico di anestetizzare la mente per il tempo necessario a far trascorrere il tempo tra un dolore e l’altro che si intervalla con i pensieri di futura gioia e soddisfazione tanto cercata nei lunghi mesi di allenamento invernali o durante i periodi trascorsi a curare gli infortuni. Tra una sferzata di vento gelido e qualche colpo di sole anche per Pier Giovanni Furlanis, Marta &Daniela Bianchet è arrivato quel momento, pienamente soddisfacente e ricco di sensazioni, e dolori, fortemente cercati e voluti. Complimenti ai nostri eroi, al “magical van” e a tutti coloro che hanno sostenuto e incoraggiato da casa tramite i social e privatamente questa trasferta che ha visto scendere in pista tutti i partecipanti a dimostrazione che si vince sempre, prima in gruppo e poi in solitario……..basta partecipare.
Scritto da PGF
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